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"Cosa è un fido"

cos'è un fido
cos'è un fido

Il fido bancario, detto anche affidamento, è una linea di credito che la banca concede al cliente correntista. In sostanza, la banca mette a disposizione del cliente una determinata somma di denaro.

 

Grazie al fido il cliente può andare in rosso, e quindi avere addebiti che vadano oltre la sua disponibilità, per un ammontare massimo pari all’affidamento.

 

Il cliente non deve necessariamente utilizzare l’intera somma, ma anche una frazione di questa. Il costo del fido viene calcolato applicando il tasso alla somma effettivamente utilizzata. E’ questo che lo contraddistingue da un normale prestito, dove è necessario utilizzare l’intera somma.

 

Il fido non è solo questo, ma anche un’obbligazione che la banca si assume per conto del cliente nei confronti di terzi.

 

Chi lo può richiedere

 

Il fido può essere concesso sia ad un privato che ad un’azienda, che magari ha bisogno di più liquidità per far fronte a delle spese.

 

Trattandosi di un vero e proprio prestito, prima di concedere il fido la banca fa un’analisi dell’affidabilità del cliente. L’analisi consiste in una raccolta di informazioni sulla situazione finanziaria del cliente. Per fare ciò la banca utilizza anche fonti esterne come la Centrale Rischi e la Centrale Rischi Finanziari.

 

Sarà la banca a decidere l’ammontare del fido in base ai risultati dell’analisi patrimoniale e reddituale effettuata sul cliente, il quale, in fase di richiesta, ha inserito un valore indicativo.

In linea di massima, le banche non concedono più di tre volte l’importo della retribuzione mensile netta per i dipendenti, e il 30% del fatturato annuo in caso di imprese e liberi professionisti.

Sempre in base all’analisi del merito creditizio la banca deciderà il tasso da applicare all’affidamento.

 

La banca chiede anche delle garanzie, tranne nei casi in cui il cliente riesca a dimostrare di riuscire a fronteggiare il finanziamento con facilità.

 

Tipologie di fido

 

Esistono varie tipologie di fido bancario. Il fido generale permette al cliente di utilizzare la somma in qualsiasi operazione, mentre il fido particolare è caratterizzato dal fatto che esiste un ammontare utilizzabile soltanto per alcuni tipi di operazioni.

 

Quando il finanziamento viene utilizzato direttamente dal cliente che ne fa richiesta si ha un fido diretto, mentre quando il cliente cede alla banca i suoi crediti verso terzi si ha un fido indiretto.

 

Se consideriamo soltanto il fattore rischio allora possiamo distinguere il fido a pieno rischio, in cui il debito poggia solamente sulle spalle del richiedente, ed il fido a rischio ridotto, in cui la banca può contare anche sull’impegno di terzi.

 

Costi dell’affidamento

 

Il fido è un servizio bancario, ed ha un costo rappresentato principalmente dal tasso debitore applicato al finanziamento. In fase di richiesta il cliente deve tenere in considerazioni tale costo, ma anche il tasso extrafido, quello che viene applicato quando il correntista va oltre il limite pattuito.

 

Questa situazione, in cui il cliente utilizza una somma che supera il fido, viene chiama sconfinamento.

 

Sebbene il decreto Bersani avesse abolito la commissione di massimo scoperto, la legge n.214 del 22 dicembre 2011 (legge di conversione del d.l. 201/2011) ha introdotto altre commissioni di cui è bene il cliente prenda nota prima della sottoscrizione. In particolare:

 

la CDF (commissione Messa a Disposizione Fondi), può essere applicata nella misura massima dello 0,50% trimestrale (2% annuo) calcolato sull’importo del fido concesso,a prescindere dall’utilizzo dello stesso. Tenendo conto di tale commissione sarebbe ragionevole chiedere dunque alla banca un fido realmente coerente con le proprie esigenze, e non maggiore di quello che si potrebbe utilizzare;

la CIV (Commissione di Istruttoria Veloce): tale commissione viene applicata a tutti i conti, affidati e non, che al termine del trimestre presentino uno sconfinamento (rispetto al fido concesso, in caso di cliente affidato, o alla disponibilità di conto, per i clienti non affidati) superiore ai €500, e per una durata maggiore ai 7 giorni. Il costo di tale commissione varia da banca a banca. E’ opportuno segnalare che non tutte le aziende di credito la applicano.

Il fido bancario, o affidamento, è definito come l’impegno assunto da una banca di mettere una somma a disposizione del cliente, di assumere o di garantire per suo conto un’obbligazione.

 

Chi ottiene un fido bancario può andare con il conto corrente in negativo fino alla cifra concessa. Per esempio se si ha un fido di 1000 euro e sul conto corrente si hanno 500 euro si può arrivare a spendere fino a 1500 euro.

 

È una pratica molto comune per le piccole aziende che tendono ad avere flussi di cassa abbastanza incostanti: in questo modo la banca offre al proprio cliente una maggiore flessibilità nell’utilizzo del conto corrente.

 

Ovviamente il prestito non è gratuito ma si paga un interesse sulla quota di fido utilizzato: ad esempio, se viene concesso un fido di 1000 euro ma si arriva sul conto corrente solamente a -500, si pagheranno interessi solo sui 500 euro di scoperto effettivamente realizzato, e solo per i giorni in cui il saldo è rimasto negativo. Quindi se si utilizzano tutti i 1000 euro del fido per una sola settimana e la banca ha concesso un fido con interesse del 5% annuale, il calcolo da effettuare è € 1000 * 5% = €50 (corrispondenti appunto agli interessi per un intero anno); siccome il fido viene utilizzato in questo caso per una sola settimana, si deve dividere la quota interessi di €50 / 52 (settimane in un anno), ottenendo il risultato finale che per avere 1000 euro per una settimana si spende poco meno di un 1 euro.

 

Nelle banche italiane è abbastanza normale che un fido sia soggetto ad un tasso di interesse maggiore rispetto ad altre forme di finanziamento (ad es. mutuo) ed è anche abbastanza comune che gli importi concessi per il fido siano più bassi rispetto ad un mutuo, questo perché la banca considera il fido un tipo di finanziamento più “rischioso”.

 

La banca può variare unilateralmente l’importo del fido, fino a revocarlo completamente, senza un periodo di preavviso minimo, obbligando il cliente a restituire in tempi brevi l’eventuale somma utilizzata. Tale discrezionalità garantisce il creditore nel caso in cui le garanzie del cliente divengano insufficienti, ma potrebbe dare luogo a una serie di abusi. Il fido bancario è diffuso anche nel credito al consumo, quindi per importi minori nei confronti di persone fisiche. Le carte di credito utilizzate in modalità revolving, pagando a rate il saldo del mese, hanno un fido e relative commissioni di massimo scoperto, interessi annui paragonabili a quelli praticati alle aziende.

 

Di seguito riportiamo una tabella riassuntiva delle voci da considerare per il calcolo di un affidamento bancario:

 

Importo dell’affidamento utilizzato;

Periodo di utilizzo espresso in giorni;

TAN (Tasso Annuale Nominale);

Spese di istruttoria e gestione fido trimestrali;

Spese di conteggio interessi e competenze trimestrali;

Spese per la registrazione delle operazioni di conto corrente;

Spese per invio di documentazione;

CDF (Commissione di messa a Disposizione Fondi);



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